La Cappella Ghisilardi
ultimo segno del passaggio bolognese di Baldassarre Peruzzi a Bologna
Cenni storici
La cappella Ghisilardi costituisce l’ultimo segno del passaggio bolognese di Baldassarre Peruzzi a Bologna. Architetto della fabbrica di San Pietro e maestro, fra gli altri, del bolognese Sebastiano Serlio, Peruzzi fu chiamato a Bologna dai fabbriceri di San Petronio per trovare una soluzione al completamento, in forme gotiche, della facciata della basilica. Nei novi mesi trascorsi a Bologna, fra il 1522 e il 1523, l’architetto ricevette numerose richieste fra le quali il progetto per la cappella Ghisilardi realizzata però solo nel 1530-34 su direzione del maestro locale Jacopo Ranuzzi (cui si devono, specie all’esterno, i numerosi fraintendimenti della lezione peruzziana).
Le ragioni della scelta di erigere una capella pulcra et magnifica in San Domenico sono legate al testamento di Bartolomeo Ghisilardi, padre di Ludovico, committente del Peruzzi. Bartolomeo, notaio dei Sedici Riformatori dello Stato di Libertà durante il governo di Giovanni II Bentivoglio, aveva decretato che se il figlio Ludovico non avesse avuto eredi legittimi avrebbe dovuto abbandonare il palazzo di famiglia in via Galliera (l’attuale Museo Civico Medievale) destinandolo ad ospizio dei poveri. L’annullamento della clausola testamentaria paterna, sancito da una bolla di Clemente VII del 1524, fu ottenuto in cambio della costruzione della cappella domenicana. Ludovico non vide il completamento della cappella che fu terminata da Antonio Musotti adottato dal Ghisilardi in qualità di erede testamentario.
La cappella Ghisilardi fu per Baldassarre Peruzzi l’occasione per mettere in opera un impianto sepolcrale di matrice antiquaria: una croce greca contratta con quattro colonne libere agli angoli, che il senese continuerà a riproporre senza successo negli ultimi progetti della sua vita, in San Pietro a Roma e a Siena. È la prima volta che a Bologna compare un ordine composito di tale eleganza, archeologicamente ricostruito e desunto dagli archi di trionfo romani. I risalti architettonici in arenaria sono opera di Alfonso Lombardi cui probabilmente si deve la parte sommitale e la figura del Cristo del monumento sepolcrale. Ma quel che colpisce maggiormente è il gigantismo dell’ordine e la luce proveniente dall’alto che stacca e fa di quest’interno il punto di svolta e di superamento dei numerosi suoi predecessori antichi e contemporanei.
Nessun’altra cappella o chiesa dell’epoca può vantare infatti tale monumentalità romana e trionfale. A Bologna si dovrà attendere il rimodernamento della metropolitana di San Pietro, ad opera di Domenico Tibaldi ma solo con le chiese del Palladio la lezione della cappella Ghisilardi sarà pienamente compresa e accolta.
All’inizio del luglio 2002 sono iniziati i lavori di restauro della Cappella Ghisilardi, più volte annunciati e resi finalmente possibili grazie a un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. I lavori sono stati realizzati dall’Impresa Montanari coadiuvata nel restauro vero e proprio dal Laboratorio degli Angeli, sotto il controllo della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici. Il progetto di restauro si pose come primo obiettivo quello di migliorare la leggibilità dell’antico interno cinquecentesco, gravemente snaturato a seguito delle modificazioni apportate dal Dotti nel 1731. Una prima occasione in tal senso fu offerta dalla precarietà statica di una porzione del muro di fondo della cappelletta Ceslao, che, realizzato a sacco e perdipiù non immorsato alla controfacciata verso piazza, risultava pericolosamente instabile. Con la sua demolizione, per ragioni di sicurezza, si è liberato il terzo angolo della cappella facilitando la ricostruzione dell’originario impianto peruzziano.
L’interno rifulge di un nuovo cromatismo di cui il monumento sepolcrale, in arenaria e stucco, è il fulcro. Nella parte sommitale il Padre Eterno in stucco di gesso imitante il marmo è di un bianco abbacinante e ciò fa pensare a un’esecuzione coeva all’architettura per questa parte, mentre scendendo i toni si fanno più cupi secondo la sensibilità riformata del tardo Cinquecento. Intonaci e tinte recuperati sono stati consolidati nelle cromie originali e in minima parte ricostruiti. L’esterno è stato idropulito e microsabbiato; consolidate le parti in arenaria ammalorate. Il pavimento, più volte rimaneggiato e rappezzato nel tempo, poggiava su un sottofondo assai esiguo che nel rimuoverlo si frantumava. Questo si presentava inoltre gravemente corroso per effetto dell’umidità ascendente e per il fatto di essere stato coperto, in epoche recenti, da uno strato di linoleum. La scelta di ospitare tutti gli impianti sotto pavimento è stata l’occasione per il suo totale rifacimento. (Sergio Bettini) La Cappella Ghisilardi, restaurata dal Convento Patriarcale di San Domenico, su iniziativa del Centro San Domenico e grazie alla munificenza della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, è stata ufficialmente riaperta al pubblico venerdì 19 dicembre 2003.